, Giovanni Comisso Gente di mare 

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sdraiato per non farsi vedere, bianco e tremante, sbatte-
va le gambe e si dimenava bestemmiando e dicendo che
per lui tutto era finito. La lancia passò a prua, il tonfo
regolare del motore, avvicinandosi, gli accresceva la
paura, si teneva la testa con le mani impressionando gli
altri che non osavano muoversi e parlare. Il motore non
si fermava e a questo stavamo sospesi. Poi si capì che de-
viava allontanandosi verso il molo. Il bottegaio alzò la
testa come si fosse liberato da un nodo scorsoio. Enrico,
che spiava dall occhio di prua, assicurò che se ne anda-
vano decisamente, ma il bottegaio non volle più sapere
dell acquisto: la paura gli era bastata.
Si rialzò, ci salutò stravolto ancora negli occhi, sca-
valcò la murata e scese nella sua barca, dove già aspetta-
va il figlio pronto a vogare.
***
Per quanto in paese vi fosse la fiera, si fece un solo e
modesto affare di tegole e di mattoni. Venne un giovi-
notto slavo con il padre a comperare, perché doveva
sposarsi e stava costruendosi la casa. Alto e snello nella
sua giusta forza, biondo e sereno nel volto, accanto al
padre che doveva avergli somigliato da giovine, si passa-
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vano per caricare nella loro barca i bei mattoni colore
salmone che noi da bordo gettavamo a loro con moven-
ze quasi di un ballo.
Fatto questo affare e atteso invano tre giorni, visto
che il tempo era propizio per passare la ventosa Bocca
di Segna, il capitano decise di partire per l isola di Arbe.
Partimmo all alba e si navigò con buon vento fuori
dall isola che si allontanava con i suoi monti aspri di roc-
ce. Poi il vento si fece contrario e ci toccò bordeggiare.
Bordeggiate lunghe verso il mare aperto o verso l isola
di Arbe tutta sinuosa e fitta di boschi. Il veliero si incli-
nava con le vele piene di vento. Seduto accanto alla mu-
rata, godevo della sicurezza nel rasentare le acque senza
imbarcare. Enrico, ai piedi dell albero maestro dov era
un poco di ombra, stava piegato sulle gambe intento a
pulire i piatti della cena e canticchiava:
Oh, com è bello il sole
oh, quante fresche aiuole!
Come azzurro è il nostro mar.
Ma presto s interrompeva preso dal pensiero di me
che l osservavo. Dopo il canto, nel volgere lo sguardo at-
torno all orizzonte per vedere come andava la bordeg-
giata diretta da suo padre, aveva qualcosa di appreso
dalle donne di casa che smettono di cantare per riguar-
dare dalla finestra giù sulla strada se qualcuno si è fer-
mato ad ascoltare.
Sentiva che l osservavo, me ne accorgevo dal suo ab-
bassare le palpebre quando gli toccava di volgere il capo
dalla mia parte, pure tra le ciglia doveva spiarmi. Se ac-
cennavo a volergli parlare, non voleva comprendere.
Nel vuotare sulla tolda arsa il mastello pieno di acqua
sporca, cadde una forchetta dimenticata dentro. La rac-
colsi e mi appressai per posarla insieme alle altre. Subito
mi guardò con diffidenza e tra le labbra gli vidi brillare
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la saliva come pronto per sputarmela addosso. Il ballo di
quella sera e il mio nome unito a quello di Emma sulla
parete del tinello, dovevano avergli tolto ogni dubbio
sulla ragione delle uscite di casa di sua sorella subito do-
po cena, pettinata, profumata, con il bianco scialletto di
seta sulle spalle che mi serviva così bene per individuar-
la nel buio della piccola calle vicino alla spiaggia del ma-
re. Passai a respirare il vento di prua che distoglie ogni
pensiero. Ed Enrico con perfidia aveva ripreso a canta-
re. La bordeggiata era stata lunga, quasi si era arrivati a
isole prima confuse e questo diede così noia al capitano
da decidere di fermarsi in una rada vicina, dove l anco-
raggio era buono. Per giunta vi sapeva poco distante un
grosso paese e sperava potesse intervenire l occasione di
qualche affare.
Già il veliero puntava alla rada che il capitano riusci-
va a distinguere e non tardammo ad arrivarvi. Era una
breve rada circondata tutto attorno dal declivio di un al-
tura. L acqua chiara lasciava vedere il fondo, roveri e
carpini contrastavano su dalle rocce disseminate dovun-
que. Più su si vedeva un prato e qualche fico. L ancora
affondò e ci fermammo poco distanti da terra. Smaniavo
di scendere. Il capitano si calò nel caicco e mi invitò ad
accompagnarlo. Enrico prese il remo. Il silenzio nel sole
meridiano era rotto dallo stridore delle cicale, l aria era
calda e aveva un altro sapore da quella del mare. I primi
passi sul terreno duro furono traballanti. Enrico spiava
sugli alberi se vi era frutta e il capitano se spuntavano
tetti di case. Poi si accorse che avevamo lasciato indietro
una casa quasi nascosta tra muriccioli di roccia e un
grande albero e allora tornammo indietro. Nel breve
cortile vi era un pozzo e Enrico si diede ad attingere. La
casa era bassa, costruita di grosse pietre. Nella cucina
due donne filavano la lana. Il capitano salutò con il suo
sorriso cordiale e chiese dove fossero gli uomini. Le
donne, una vecchia e l altra giovine, strette nella vita e
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pettinate con cura, ci dissero che sarebbero arrivati tra
poco e ci diedero da sedere. La vecchia ordinò alla gio-
vine di raccogliere fichi per noi ed Enrico andò con lei
per arrampicarsi sull albero. Dall ombra della cucina si
vedeva il mare. In un angolo una tavola rotonda di gros-
sa pietra, tutta di un pezzo, stava sopra un ceppo di co-
lonna. Credevo un lavoro di primitivi, ma la vecchia mi
spiegò che suo marito l aveva fatta per lei come regalo di
nozze.
Suo marito comparve sulla soglia seguito da due altri
salutandoci senza stupore. Non avevano bisogno né di
tegole, né di mattoni. Allora il capitano li portò in di-
sparte per parlare dei vestiti e dei berretti. Sapeva quella
gente particolarmente avida ad acquistare di contrab-
bando; difatti fu possibile trattare. «Posso comprare in
società con un mio amico, ma non veniamo a ritirare la
roba a bordo. Bisogna che voi ce la portiate sulla riva».
Il capitano trattenne il respiro: «Ma la Finanza batte
queste parti?» «Viene qualche volta di giorno, di notte è
difficile». E continuò con tono speculativo: «Voi avete
roba più buona della nostra e sapete che noi la deside-
riamo, ma adesso ci portate tutta roba scarta. Io però me
ne intendo e non pensate di imbrogliarmi». Il capitano
si strinse nelle spalle: «Cosa volete che vi dica, venite a
bordo a vederla. Per me è roba fina». E l uomo che era [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]
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